OSCAR 2012

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view post Posted on 27/2/2012, 21:10     +1   -1
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"The Artist", trionfo annunciato
Premiati Ferretti-Lo Schiavo



Il silenzio, su grande schermo, paga: la pellicola di Hazanavicius prende film, regia, attore (Dujardin), colonna sonora e costumi. Un altro risultato vincente del cinema europeo. Al rivale "Hugo Cabret" 5 statuette tecniche, tra cui la scenografia. Streep per la terza volta migliore attrice. E da Parigi a Teheran esultano anche le autorità

di CLAUDIA MORGOGLIONE

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Nessun brivido dell'imprevisto, nessun rovesciamento last minute: l'edizione numero 84 degli Oscar conferma, con una puntualità perfino un po' noiosa, quasi tutti i pronostici della vigilia. Doveva essere l'anno di The Artist, la brillantissima opera muta in bianco e nero che ha fatto incetta di tutti i premi possibili: e anche sul palco degli Academy Awards, la pellicola diretta da Michel Hazanavicius trionfa sugli avversari. Miglior film, migliore regia, migliore attore col suo eroe romantico Jean Dujardin; e poi costumi e colonna sonora. Segno che il silenzio, cinematograficamente, è d'oro. Il rivale più agguerrito, l'Hugo Cabret di Martin Scorsese forte di undici nomination, prende sì lo stesso numero di statuette, cinque, ma sono quelle cosiddette tecniche: fotografia, effetti speciali, sonoro, montaggio sonoro. E soprattutto scenografia, con la vittoria - meritatissima - dei nostri Dante Ferretti e Francesca Lo Schiavo.

Attori. Oltre alla vittoria annunciata di Dujardin, che come da previsioni della vigilia ha sconfitto il George Clooney di Paradiso amaro, c'è da registrare la statuetta - la terza, su 17 candidature - di Meryl Streep, mimetica e credibilissima Thatcher in The Iron Lady (per il film anche l'Oscar per il trucco). E forse solo qui i pronostici si sono rovesciati: negli ultimi giorni anche le agenzie di scommesse davano per vincente la Viola Davis di The Help. La pellicola, però, si consola con la statuetta per la migliore attrice non protagonista a Octavia Spencer, anche lei afroamericana. Sul fronte maschile, invece, il non protagonista dell'anno è il Christopher Plummer di Beginners: coi suoi 82 anni, è l'interprete più anziano che abbia mai vinto nella categoria.

Altri riconoscimenti. Il miglior film straniero, come da copione, è l'iraniano La Separazione di Asghar Farhadi. E' la prima vittoria, per un'opera iraniana. Dal palco, l'attore Babak Karimi ha sottolineato come questa, per il suo Paese, sia un'occasione di riscatto sociale. Al film sui Muppet la miglior canzone, a Uomini che odiano le donne il montaggio. Nella sceneggiatura originale, senza rivali il Woody Allen di Midnight in Paris, che però, come da tradizione, non viene a ritirare il premio. Tra quelle non originali, invece, vince Paradiso Amaro di Alexander Payne.

Italia a metà. Grande soddisfazione, come ovvio, per la vittoria della coppia di coniugi Ferretti (al suo terzo Oscar) e Lo Schiavo. "Sono molto felice perché ho avuto un grande regalo. Oggi è infatti il mio compleanno", ha detto lui, 69 anni, nel backstage. La partita, del resto, non c'è mai stata: le scenografie di Hugo Cabret non avevano rivali fin dall'inizio. E per un brindisi italiano, c'è da registrare una sconfitta dell'altro candidato tricolore. Enrico Casarosa, candidato col suo corto animato targato Pixar La Luna, non ce l'ha fatta: è stato battuto da The fantastic Flying books of Mr. Morris Lessmore di William Joyce e Brandon Oldenburg. Ma rispetto a tante delle ultime edizioni di magra totale, quest'anno ci è andata comunque bene.

Cerimonia. Si è tenuta al Kodak Theatre, ed è stata condotta da Billy Crystal alla sua nona volta come padrone di casa. Accettabile all'inizio, noiosa nella seconda parte, troppo lunga come sempre. Tra i momenti più emozionanti l'omaggio alle stelle scomparse negli ultimi tempi, da Liz Taylor a Whitney Houston. E anche a Steve Jobs, che con la sua Pixar tanto ha dato alla storia del cinema contemporaneo.

Bilancio. Gli sconfitti sono quelli previsti: il Terrence Malick di Tree of life, lo Steven Spielberg di War Horse. Grandi autori snobbati. Mentre invece, per la prima volta nella storia della manifestazione trionfa una pellicola francese, che però è un omaggio - raffinato, cinefilo e dunque molto europeo - al cinema americano. L'unico altro film muto a vincere è Ali di William Wellman, nella primissima edizione degli Oscar, quella del 1929 (poi è cominciata l'era del sonoro). Altro dato: per la seconda volta consecutiva - l'anno scorso toccò al britannico Il discorso del Re) la statuetta principale, quella per il miglior film, emigra nel Vecchio Continente. Peccato allora che l'Italia resti ancora fuori dal circuito di chi può riuscire a sconfiggere Hollywood sul suo terreno.

... E c'è chi la butta in politica. Entusiasta per il trionfo di The Artist Nicolas Sarkozy, che se ne prende parte del merito: è "testimonianza dell'eccezionale vitalità del nostro cinema e fel successo della politica del governo a favore di questa importante industria". Ma la tradizione di sostenere la settima arte, da parte delle autorità francesi, viene da lontano, e sicuramente non è nata con la vittoria elettorale dell'attuale presidente. A Teheran, invece, si esulta per la vittoria di Una separazione: la tv di Stato l'ha descritta come una rivalsa sul "regime sionista", visto che anche Israele era candidata (con il film Footnote). Detto da un Paese che non esita a mettere in carcere per motivi politici i suoi cineasti più famosi, suona come un'amara beffa.

http://www.repubblica.it/speciali/cinema/o...itori-30561298/
 
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