Referendum, l'affluenza alle 12 supera l'11%­

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pablathebast
view post Posted on 12/6/2011, 12:16     +1   -1




Referendum, l'affluenza alle 12 supera l'11%
I primi dati dal ministero dell'Interno. Urne aperte fino alle 22 e domani fino alle 15. Napolitano ha votato questa mattina alle 11.


Giulia Nitti


Referendum: si vota oggi dalle 8 alle 22 e domani dalle 7 fino alle 15.
È aperta la caccia al quorum. Sono quattro le schede elettorali e pesa sul voto anche l'incognita del voto all'estero, dove sono state distribuite schede sbagliate per il quesito sul nucleare e il ministero degli Interni non ha fatto in tempo a sostituirle.
Deciderà la Cassazione. Meglio se il quorum necessario per rendere valida la consultazione supera il 50% più uno degli avanti diritti al voto, così il giudizio non resterà in sospeso.
Ed ecco i primi dati - parziali - sull'affluenza rilevati a mezzogiorno, diffusi dal ministero dell'Interno.
Per il primo quesito, sulla gestione dell'acqua, ha votato l'11,27% degli aventi diritto; sul secondo quesito, la tariffa del servizio idrico, l'11,24%; l'11,25% è la percentuale sul quesito per il nucleare; mentre sul legittimo impedimento l'affluenza è all'11,26%.

Berlusconi non vota
Il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, ha già fatto sapere che non andrà a votare. Invece il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha annunciato che farà come sempre il suo dovere, andando al seggio elettorale.

I blitz di Greenpeace nell'ultimo giorno di campagna elettorale
Nell'ultimo giorno di campagna elettorale per il referendum del 12 e 13 giugno, arrivano inaspettati i blitz di Greenpeace sui principali monumenti italiani. Naturalmente, per srotolare i loro enormi striscioni.
Così ieri mattina all'alba gli attivisti dell'associazione ambientalista sono riusciti a salire sul Colosseo e hanno srotolato un grande striscione con la scritta: "Italia, ferma il nucleare: vota sì".
Lo stesso hanno fatto altri a Firenze, dove uno striscione dal contenuto analogo è stato appeso a Ponte Vecchio.
E così anche a Venezia sul campanile di San Marco.
È fallito invece il blitz sulla torre di Pisa, dove non si può salire con gli zainetti.
Intanto il segretario del Pd Pieluigi Bersani ha continuato nella sua mobilitazione pro referendaria: "Raggiungere il quorum è come scalare una montagna. Però il quorum io lo vedo a portata di mano",


La festa di piazza del Popolo
Ieri alle 14,30 il comitato promotore ha dato appuntamento ai sostenitori a Piazza del Popolo, nella capitale, per un concerto-maratona che è durato circa 9 ore. Nessun politico è salito sul palco. Greenpeace tiene a non dare connotati politici alla manifestazione.

Berlusconi non voterà

"Penso che non mi recherò a votare: è un diritto dei cittadini decidere se votare o meno per il referendum". Così il premier Silvio Berlusconi, in conferenza stampa a palazzo Chigi, ha chiarito che diserterà le urne il 12 e 13 giugno.
"Voteranno gli italiani": replica Bersani a stretto giro.
Un indirizzo, quello indicato oggi dal premier, evidentemente di segno opposto a quello del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, che solo pochi giorni fa aveva invece assicurato: "Sono un elettore che fa sempre il suo dovere".

Anche Bossi non vota, ma Zaia e Cota sì
Come Berlusconi, non voterà il referendum neanche Umberto Bossi. Ad annunciarlo il capogruppo della Lega a Montecitorio, Marco Reguzzoni.
Una scelta non proprio scontata, se si considera che solo pochi giorni aveva definito “attraenti” i due quesiti sull’acqua. Ma tant’è. Il “senatur” si schiera nella categoria degli astensionisti.
Direzione comunque non estendibile alla Lega tout court. Anzi. La linea del Carroccio è quella della libertà di coscienza. “Ciascuno - precisa Reguzzoni - decide come meglio crede”. E così faranno i governatori del Veneto e del Piemonte, Luca Zaia e Roberto Cota. Entrambi nettamente schierati contro il nucleare.

Bersani ottimista: "A un passo dal quorum"
Intanto cresce l'ottimismo di Bersani. "Vedo le difficoltà - dice il leader del Pd - ma sono fiducioso: siamo a un passo dal quorum. Con il rush finale siamo a un passo dal miracolo".
"Io vado a votare alle 10, alle 9 mi metto la sveglia, perché bisogna incoraggiare - ha proseguito Bersani incontrando i giovani dell'iniziativa 'Italia 110' -. Sento una sensibilità diffusa a partire dai giovani, la spinta c'è per il merito dei quesiti. Non è una questione pro o contro Berlusconi, che se ne deve andare a casa lo diciamo da tempo. Non è questo il punto. E poi c'è la riscossa civica, una cosa che non riguarda solo gli elettori del centrosinistra".


La mobilitazione dei cattolici
Anche il mondo cattolico si mobilita per i referendum. Oggi alle 13, infatti, in piazza Santissima Annunziata a Firenze, sei preti terranno una veglia di preghiera e di digiuno per i referendum sull'acqua del 12 e 13 giugno.
''Accogliendo l'invito dei padri Adriano Sella e Alex Zanotelli diffuso dalla rivista Nigrizia - dicono don Andrea Bigalli, don Fabio Masi, don Alessandro Santoro, don Giorgio Tarocchi, don Roberto Tempestini e padre Daniele Frigerio - anche a Firenze sentiamo l'esigenza di proporre un giorno di digiuno e riflessione dedicato a questo tema, perchè ci si senta invitati a partecipare attivamente al voto scegliendo di rifiutare il progetto di privatizzazione dell'acqua, che deve restare bene comune sotto il controllo politico, perchè lo si distribuisca secondo il criterio della necessità di tutti, non solo dell'interesse di alcuni''.
''A questa iniziativa - spiegano i sei sacerdoti in una nota congiunta - invitiamo non solo religiose, religiosi e preti, ma anche tutti coloro che in virtù dell'appartenenza ecclesiale si sentono di condividere questa scelta di tutela dei beni comuni: abbiamo invitato a partecipare anche l'arcivescovo di Firenze, nel pieno rispetto della sua autonomia di giudizio''.

fonte: http://www.ilsalvagente.it/Sezione.jsp?tit...idSezione=11117
 
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Fra&Damy
view post Posted on 12/6/2011, 12:54     +1   -1




Referendum, Con affluenza alle 12 sotto 6,5% mai raggiunto quorum
Ma nel 1999 non bastò neanche 7,3%:affluenza finale si fermò49,6%







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ROMA - Sulla base dei precedenti, se alle 12 non sarà andato alle urne per votare i referendum almeno il 6,5%, difficilmente il quorum domani pomeriggio alle 15 sarà raggiunto. E' infatti del 6,7% l'affluenza più bassa nella prima mattinata di votazione su referendum che consentì alla chiusura dei seggi di superare la soglia di validità del 50%+1 di partecipazione del corpo elettorale.

Accadde, per la precisione, nelle consultazioni del novembre 1987 quando si votava - mutatis mutandis- su nucleare, responsabilità civile dei magistrati, commissione inquirente e altro. In quegli anni veniva rilevata alle 11 anzichè a mezzogiorno, ma si iniziava a votare già alle 7 mentre oggi i seggi hanno aperto alle 8. Nella prima mattina di votazione, l'affluenza fu del 6,7% e il giorno dopo il quorum fui ampiamente superato, con una partecipazione alle urne del 65,1% degli aventi diritti.

Gli istituti demoscopici, però, sono più prudenti. Anche in considerazione in questa tornata del caos verificatosi sul voto degli elettori all'estero: E stimano prudenzialmente in un 10% di affluenza alle 12 una soglia che darebbe una ragionevole certezza al raggiungimento del quorum. Memori anche che nel referendum del 1999 sulla legge elettorale, quando il quorum alla fine il lunedì alle 15 fu mancato per un soffio (49,6% di affluenza alle urne) facendo fino all'ultimo soffrire di battiquorum i promotori, la prima affluenza alle urne registrata la domenica mattina era stata del 7,3%.


www.lapoliticaitaliana.it/Articolo/?d=20110612&id=37423
 
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Fra&Damy
view post Posted on 12/6/2011, 15:14     +1   -1




Referendum in cerca del quorum. Alle ore 12 affluenza dell'11,6%




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È stata dell'11,6% l'affluenza registrata alle ore 12 nella prima giornata di voto per i referendum su acqua, servizi pubblici, nucleare e legittimo impedimento. Qualunque sia stato il quesito referendario ed il tipo di referendum, la consultazione degli archivi del Viminale dice che quando la prima rilevazione dell'affluenza alle urne è stata a due cifre, come nel caso di oggi, si è sempre raggiunto il quorum. Che si sia votato in un solo giorno o in due giorni; che sia andati alle urne solo in Italia o che sia stata data opportunità anche agli italiani all'estero; che la prima rilevazione sia stata fatta alle ore 11 o alle 12, il dato finale è rimasto omogeneo: il quorum è stato sempre superato. (Redazione online)

di Lina Palmerini
I calcoli che fanno sono più o meno questi. Che poco meno di 18 milioni sono i voti che potenzialmente potrebbe rastrellare tutto il fronte delle opposizioni e che però ce ne vogliono all'incirca altri 7 milioni – da mobilitare tra gli elettori di centro-destra – per toccare il quorum (fissato a 25.209.425 votanti).


Questi sono i conti che affannano i protagonisti dei due schieramenti contrapposti: quelli del «sì» che abbracciano tutto il campo del centro-sinistra e un pezzo di opposizione di centro e Fli; e quelli dell'astensione capitanata da Silvio Berlusconi che ha espresso il suo diritto al non-voto insieme a Umberto Bossi che lo ha detto per interposta persona (il suo capogruppo alla Camera, Marco Reguzzoni).

E infatti dietro il calcolo dei numeri c'è la sorte politica di chi si è esposto in questa battaglia sui quattro quesiti: due sull'acqua, uno sul nucleare e l'altro sul legittimo impedimento. Già perché quel che è certo è che non si potrà de-politicizzare l'esito di questo referendum che sarà davvero un "evento" se dopo anni riuscirà a sfondare il muro del quorum, del 50 più uno. Dunque ecco chi si gioca questa partita e rischia di uscirne vincente o sconfitto.

Il premier è di certo il bersaglio grosso: lui è nel mirino con la richiesta di abrogazione del legittimo impedimento, norma fatta proprio per gestire le sue vicende processuali. È chiaro che un'ondata di sì darà una scossa – forse finale – alla sua premiership e poi anche alla leadership del Pdl. E non solo perché lui si è schierato dalla parte del non-voto ma soprattutto perché più della metà degli italiani si mobiliterebbero per puntargli il dito contro. A quel punto sarà davvero difficile tenere una maggioranza compatta e, ancora di più, una Lega dentro al Governo. Se domani le urne daranno il quorum è difficile che a Pontida il Cavaliere non venga processato. E ancora più difficile sarà superare la prova della verifica del 22 giugno che non potrà più essere – come annunciato dallo stesso premier – un passaggio senza voto di fiducia.

L'altro leader che rischia è Umberto Bossi, rischi minori e più contenuti perché la Lega si è guardata bene dall'esprimersi lasciando libertà di coscienza ai suoi elettori. Poi, però, ha fatto sapere che il Senatur non si recherà alle urne ma tutti questi sono segni di debolezza non di forza. Segni di incertezza innanzitutto verso la propria base che il Carroccio sembra faccia fatica a capire e governare.

Dall'altra parte c'è Pierluigi Bersani che si è molto esposto sulla battaglia referendaria cercando di cavalcare un clima girato a favore del centro-sinistra con le amministrative. Dunque, l'offensiva è stata fatta fino in fondo abbracciando perfino il sì a dei quesiti – come quelli sull'acqua – che non rappresentano coerentemente ciò che il Pd ha detto fino qui sulle liberalizzazioni. Un'inversione a U che ha delle ragioni politiche e non solo per il tentativo di spallata al premier ma anche perché aggiunge mastice a un'alleanza a sinistra con Vendola e Di Pietro già sperimentata con il voto locale.

E proprio l'ex pm è l'altro esponente di sinistra che più rischia da questo risultato referendario. Lui si è molto esposto insieme a Nichi Vendola, ma sia l'acqua che il nucleare sono un terreno che appartiene più a Sel che non all'Idv. Dunque, per la sinistra vendoliana è una battaglia coerente e doverosa mentre per Di Pietro si trasforma in un test politico dopo il deludente esito delle amministrative in cui l'Idv ha perso voti quasi ovunque, con l'eccezione di Napoli grazie a Luigi De Magistris.

QUANDO SI VOTA
Si vota oggi dalle ore 8 alle ore 22 e domani dalle ore 7 alle ore 15. All'elettore saranno consegnate quattro schede di colore diverso: rosso e giallo per i quesiti sull'acqua, grigio per il nucleare e verde per il legittimo impedimento. Ciascun elettore ha diritto di esprimere il voto, con la matita copiativa, tracciando un segno sul riquadro corrispondente alla risposta da lui prescelta. Votando sì, il cittadino esprime la volontà di abrogare le norme sottoposte a referendum; votando no esprime la volontà di mantenere in vigore le norme sottoposte a referendum. È possibile ritirare, e quindi votare, anche solamente la scheda per uno o per alcuni dei quesiti referendari

http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/201...l?uuid=Aa6l2BfD
 
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view post Posted on 14/6/2011, 16:16     +1   -1
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Che cosa cambia con la vittoria dei «sì»
Nucleare, acqua, legittimo impedimento:
cosa hanno abrogato gli italiani



MILANO - Che cosa cambia con la vittoria dei «sì» ai quattro quesiti referendari? Con il voto gli italiani hanno bocciato il ritorno dell'Italia all'energia nucleare, dopo 20 anni di inattività, il trasferimento anche ai privati della gestione della rete idrica e la determinazione della tariffa del servizio idrico integrato, e infine la richiesta da parte del presidente del Consiglio e dei ministri del rinvio di udienze in tribunale in processi in cui figurano imputati, opponendo propri impegni istituzionali, quali il legittimo impedimento allo svolgimento delle udienze.

NUCLEARE - In particolare, quanto al nucleare, gli elettori hanno bloccato il progetto del governo di avviare la costruzione di nuove centrali atomiche nei prossimi anni. La consultazione si è celebrata su un quesito diverso da quello originario, reso inattuale dall'abrogazione delle norme sul rientro nella produzione di energia dall'atomo intervenuta con il decreto Omnibus. Il quesito è stato infatti rinnovato dalla Corte di Cassazione (e in questa forma ritenuto definitivamente ammissibile dalla Consulta) sui comma 1 e 8 dell'articolo 5 dello stesso decreto. La prima norma, abrogata dal referendum prevedeva che, per acquisire ulteriori evidenze scientifiche relativamente alla sicurezza nucleare, non si procedesse più alla definizione e attuazione del programma sugli impianti nucleari (moratoria). Il comma 8 dettava una nuova disciplina dei contenuti e modalità di adozione della Strategia energetica nazionale: avrebbe dovuto essere adottata entro un anno dalla data di entrata in vigore della legge. Con la rinuncia al nucleare, l'Italia direbbe addio, secondo le stime, a 30 miliardi di investimenti di cui il 70% gestito da aziende italiane. Sulla questione l'esecutivo ha dovuto però stravolgere i propri piani dopo il disastro nucleare della centrale giapponese di Fukushima e nel decreto Omnibus ha approvato anche delle norme che di fatto hanno fermato la costruzione di centrali nucleari sul territorio italiano.

ACQUA - Uno dei due quesiti sull'acqua riguardava le modalità di affidamento e la gestione dei servizi pubblici locali di rilevanza economica, l'altro la determinazione delle tariffe del servizio idrico. La norma del governo Berlusconi (Legge 133/2008, il cosiddetto «decreto Ronchi») puntava alla privatizzazione dei servizi pubblici locali, compresa la gestione dell'acqua (anche se si precisa che la proprietà pubblica del bene acqua dovrà essere garantita) e prevedeva che la gestione dovesse essere conferita attraverso gare, mentre le gestioni in house (cioè pubbliche) improrogabilmente dovessero cessare, a meno di cedere parte del capitale ai privati. Il governo voleva così mettere definitivamente sul mercato le gestioni di 64 Ambiti territoriali ottimali (ATO, aree in cui è suddiviso il servizio idrico a livello nazionale) su 92 che non hanno ancora proceduto ad affidamento o hanno affidato la gestione del servizio idrico a società a totale capitale pubblico. Queste ultime, infatti, cesseranno improrogabilmente entro il dicembre 2011 o potranno continuare alla sola condizione di trasformarsi in società miste, con capitale privato al 40%. La norma inoltre disciplinava le società miste collocate in Borsa, le quali, per poter mantenere l'affidamento del servizio, dovranno diminuire la quota di capitale pubblico al 40% entro giugno 2013 e al 30% entro il dicembre 2015. A detta degli esperti tecnici di settore, ora «il vero dopo-referendum lo devono decidere i Comuni. Loro sono i proprietari delle aziende in quasi tutte le città, quindi saranno le amministrazioni comunali a dover dire se faranno gare e/o affidamenti diretti».

LEGITTIMO IMPEDIMENTO - Il quarto dei quesiti riguardava il legittimo impedimento, ovvero l'istituto giuridico che permette a premier e ministri imputati in un processo di giustificare, in alcuni casi, la propria assenza in aula, a causa di impegni istituzionali segnalati alla Magistratura e da questi riscontrati. Con il «sì», i cittadini abrogano una legge voluta dal centrodestra in questa legislatura per una rapida applicazione, più volte avvenuta, nei processi al premier Silvio Berlusconi, dopo che la Corte costituzionale aveva bocciato per incostituzionalità precedenti leggi del centrodestra per la sospensione dei processi a premier e alte cariche dello Stato. La stessa legge sul legittimo impedimento è stata oggetto di intervento della Consulta che l'ha corretta, obbligando a introdurre il potere del Tribunale di sindacare sulla reale esistenza del legittimo impedimento sollevato. «Volete voi che siano abrogati l`articolo 1, commi 1, 2, 3, 5, 6 nonché l`articolo 1 della legge 7 aprile 2010 numero 51 recante »disposizioni in materia di impedimento a comparire in udienza?», era il testo.

FONTE : http://www.corriere.it/politica/11_giugno_...a3d1370d0.shtml
 
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