Tendenza ad ingrassare? Colpa di un gene.

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nickdjandrea
view post Posted on 28/2/2012, 15:21     +1   -1




Individuato il recettore che indica la predisposizione ad accumulare peso. Il risultato arriva da uno studio dei ricercatori dell'Università di Salerno e dell'IEOS-CNR, pubblicato sull' International Journal of Obesità.


dieta-sondino-perdere-peso Buone notizie per chi ha la tendenza a mettere su chili di troppo. E’ stato scoperto un gene responsabile della predisposizione a ingrassare. Uno studio svolto da un gruppo di ricercatori dell’Università di Salerno e dell'IEOS-CNR, pubblicato sulla rivista International Journal of Obesity, dimostra che il gene del recettore degli endocannabinoidi di tipo 1 (CB1) può aiutare a prevedere la nostra predisposizione a raggiungere quello che viene chiamato un ‘elevato indice di massa corporea’, il cosiddetto BMI.

“Gli endocannabinoidi controllano l’appetito mediante meccanismi sia centrali sia periferici”, spiegano gli autori, “ed è dimostrato che questo tipo di recettore regola la lipogenesi, sia in colture primarie di adipociti (le cellule adipose), sia in animali obesi”. Gli autori dello studio hanno tenuto sotto osservazione per quattordici anni soggetti sani, controllandone periodicamente le abitudini alimentari, l’attività fisica svolta, alcuni parametri clinici e l’aumento del peso.

“I risultati ottenuti hanno dimostrato che i soggetti normopeso, che sono rimasti tali durante gli anni di osservazione, hanno una forma variante del recettore CB1”, afferma Chiara Laezza dell'IEOS-CNR. “Si tratta di una forma cosiddetta ‘polimorfica’ che non si ritrova quasi mai negli obesi o, comunque, nei soggetti che hanno un elevato BMI durante i quattordici anni di osservazione”. Inoltre, “i soggetti sani che presentano questa variante polimorfica del recettore CB1 hanno anche livelli di glicemia e di trigliceridemia più bassi rispetto ai soggetti che sono più predisposti al sovrappeso e all'obesità”.

La scoperta apre nuove possibilità terapeutiche per combattere l’obesità. Attualmente sono molti i nuovi farmaci anti-obesità in fase di sperimentazione clinica e alcuni di essi, pur se efficaci nella riduzione del peso, hanno una serie di risposte indesiderate come depressione, ansia, insonnia, che limitano spesso un loro impiego sicuro. L’interesse dei risultati ottenuti è rappresentato quindi anche dalla possibilità di poter valutare in un immediato futuro - conclude Maurizio Bifulco della Facoltà di Farmacia dell’Università di Salerno “la risposta del nostro organismo ai farmaci anti-obesità, risparmiandoci, ancor prima di utilizzarli, gli effetti collaterali che spesso sottovalutiamo”.


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